14 dicembre 2012

Uh, quasi dimenticavo..

Se vi va, potete votare L'arte di perdere le cose, aiutandolo nel contest di Grazia.it: Blogger we want you!

E' facilissimo, basta cliccare il badge che trovate a sinistra. Oppure seguire questo link.

Grazie :)

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Winter wonderland

 
Mentre la neve con calma e dovizia ricopre tutto il mondo circostante, penso a come vorrei che nevicasse anche dentro la mia testa.
La neve ha la squisita capacità di coprire tutto, di acquietare tutto e di portare silenzio laddove c'è colore e rumore.
E capitano così mondi che si ripetono come perfetti fiocchi di neve, che cadono anche se non li vuoi, proprio come taluni pensieri. 
Ti si appoggiano addosso e bagnano il viso, proprio come le lacrime. 
Ti sfiorano, proprio come le carezze, ti fanno sorridere, proprio come i baci, ma dopo un pò ti ritrovi inzuppato, proprio come la tristezza che a volte coglie di sorpresa, quando meno te lo aspetti, per vie tortuose emerge da chissà dove e si posa, proprio come la neve, tra le pieghe dell'animo, così come i fiocchi si posano tra le intersezioni delle giacche e dei guanti, filtrando, lentamente, leggermente, senza voler disturbare, ma in realtà disturbando eccome.

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10 dicembre 2012

Eat, pray, love


Premessa: non ho visto il film (e non lo guarderò, perchè non mi attira minimamente), non ho letto (ancora) il libro.
Perchè questo titolo, dunque, e questa immagine?

Perchè oggi ho ereditato molti libri, complice una partenza, e tra i kg (non scherzo!) ereditati, c'era anche questo titolo.
Penso che questa sia comunque una delle cose più belle mi sia mai capitata, ereditare dei kg interi di libri. Trovo un gesto bellissimo, un passaggio di testimone che prelude ad una nuova vita. Perchè questo sono, i libri, frammenti di vita racchiusi in una copertina e non vanno mai buttati, ma sempre fatti girare e respirare. Riciclati, che brutta parola, ma usiamola, solo per questa volta. I libri vanno regalati, ereditati, prestati, vissuti. Accompagnano e aiutano, sempre.
I libri sono silenziosi testimoni di noi, delle nostre vite, paure e desideri. E mentre spulciavo nel mucchio, ho pensato al grande, enorme, regalo, che la persona in partenza mi ha fatto, forse senza badarci, o forse badandoci eccome ma senza dirlo.
Regalare così tanti libri, che segnano un'epoca e una vita, significa dare in mano a qualcuno un profondo biglietto da visita, come a dire: "Io sono questa persona, la mia parte più vera e non detta, risiede qui, tra queste pagine".

Grazie allora per avermi dato in eredità non solo il grande bellissimo compito di far vivere di nuovo tutto questo, affinchè non vada nè perso, nè sprecato nè - cosa inconcepibile - buttato.
Grazie per avermi fatto sbirciare nella tua vita, perchè anche solo leggendo i titoli ho capito molte cose.
E quanto sarebbe bello, avere come biglietto da visita nient'altro che i propri libri e il proprio nome.
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9 dicembre 2012

Introducing Miltos Manetas

(M. Manetas, Dogs and Paintings)

Stamattina, mentre la nebbia lasciava pian piano il posto ad un cielo azzurro da montagna, su Grazia.it - un bel magazine che racchiude un pò di tutto (dai trend al food passando per l'arte) - mi sono imbattuta in un articolo su un artista greco, Miltos Manetas.

Le sue opere sono un incrocio tra nuove tecnologie e arte classica, o per meglio dire cercano di utilizzare i nuovi strumenti di cui siamo tutti ogni giorno circondati (nello specifico, un Blackberry) per creare una nuova concezione di arte.
Tale corrente artistica prende il nome, niente meno, di "Internet Art". Oppure, come Manetas stesso la definisce: Neen.
Al di là delle possibili definizioni, non conoscevo questa corrente artistica e di pensiero, ma la trovo molto interessante, soprattutto perchè specchio del nostro tempo.
Viviamo immersi in tutto ciò che è social (anche senza volerlo) o web. Ormai il così detto e definito mondo virtuale è molto reale e vicino al quotidiano, facendo cadere barriere e confini, non solo fisici (consentendoci di parlare e di entrare in comunicazione con persone dall'altro lato del globo), ma anche mentali (l'utilizzo delle nuove tecnologie, come qualunque strumento, modifica le nostre connessioni neurali. Lo sapevate, vero? :-) ) e soprattutto psicologiche.

Mi piacciono le ragioni che Manetas porta avanti per spiegare la propria arte: «Il mio interesse è quello di un pittore che cerca di rappresentare il mondo come appare [...], dal 2000 mi sono veramente concentrato sulle potenzialità del mondo virtuale perché è lì che si trovano paesaggi ancora sconosciuti, inesplorati; è lì che si trovano situazioni che non sono ancora arte ma che lo possono diventare».
Un po' come a voler cogliere un processo in eterno divenire, quello fluido di Internet, che non è mai uguale a se stesso, ma si arricchisce ogni volta, grazie al contributo di ciascuno.
Non avevo mai pensato al mondo di internet, o alle sue tecnologie, come arte in senso stretto. Anche se mi è capitato più volte di ammirare (e desiderare) una cornice o un orologio composti con le schede madri di un computer, per fare un esempio.

Manetas ha dato il via ai suoi quadri così, quasi per caso: «Ho preso un pennello, mi sono messo davanti a un paesaggio e ho cominciato a dipingere, a tracciare i contorni del paesaggio nell’aria. Con la mano sinistra ho iniziato a filmare il gesto con il BlackBerry [...] I filmati hanno una patina che ricorda il cinema degli anni venti e trenta. È come se catturassi l’aura del posto e delle situazioni».


E in fondo, abbiamo davanti a noi praticamente tutti i giorni, forme di arte simili a questa: penso alle fotografie che tutti ormai scattiamo con Instagram, o agli aforismi che Twitter ci costringe a scrivere, oppure ai romanzi a puntate che appaiono su alcuni blog e così via.

Un po' come a dire: in fondo, basta poco, prendete un cellulare o una digitale e lasciate libera la vostra creatività. Vi porterà sicuramente in luoghi che non avete ancora esplorato :)

PS: con questo post partecipo al contest di Grazia.it "Blogger we want you" ;)

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8 dicembre 2012

Pan de nus, cib de spus


A quanto pare la zona Porta Venezia - Corso Buenos Aires e vie annesse (in particolare F. Casati dove c'è Pavè e A. Tadino dove dimora il posto del quale vi sto per parlare) sembra diventata un ricettacolo di splendidi posti nei quali tornare e nei quali mangiare.

Oggi, infatti, complice la segnalazione casuale di un'amica (grazie Irene), ho avuto il piacere di conoscere Pandenus, una panetteria in cui è possibile fare praticamente tutto: dalla colazione all'aperitivo serale passando per il pranzo, il brunch e la merenda.
Detto così suona un'arlecchinata spaventosa, ma non c'è niente che non sia fuori posto - all'apparenza - da Pandenus. Nemmeno l'arredamento, tutto sui toni del legno scuro naturale e dei divanetti laccati di rosso.
Un posto buono, che odora di buono e in cui viene esaltato l'alimento per eccellenza: il pane.
Pane di noci, cibo di sposi, e quindi Pandenus che già il nome meneghino me lo fa ben apprezzare.

Noi ci siamo state per il brunch, ottimo e abbondante: quattro menù a 17€ l'uno.
Il mio comprendeva: selezione di assaggi Pandenus (come tutti e 4 i menù e che vedete in foto e che a malincuore abbiamo avanzato), fette biscottate con burro e marmellata (come tutti e 4 i menù, ottima la marmellata), uova alla benedectine, due fette di pane ai cereali tostate, patate alla griglia (tipo roestli, per chi conosce il genere), yogurt (ammazza chebbono), macedonia (le fragole a Dicembre sono un pò uno scivolone ma glielo perdoniamo), pancakes, succo d'arancia e tè/caffè (a scelta, espresso o americano. Con tutto ciò che ho mangiato il caffè americano è stata una manna divina!).

Unica nota stonata era la ressa: noi siamo arrivate verso le 12:15 e abbiamo trovato al pelo un tavolo (non si può prenotare) e il locale, poco dopo si è riempito di avventori che compravano il pane o che semplicemente si fermavano per un caffè. La musica è ottima, e anche il volume giusto.
Il servizio non è proprio simpaticissimo e cortese, ma glielo perdoniamo dato il via-vai di gente che doveva gestire.
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7 dicembre 2012

Happy B-day to me!

 

Ed è giunto finalmente il fatidico giorno del mio compleanno, che ho festeggiato girovagando per gli stand della fiera, ri-assaggiando sapori ben noti, rifuggendo il padiglione internazionale per dedicarmi a quello nostrano.

Una birra e un brindisi allo Scott Duff, un posto molto carino ma dal Menù un po' povero, mi aspettavo più birre e soprattutto più cibo. La musica è molto bella, così come la location, anche se da fuori non gli avrei dato una lira.
Costola del più famoso Scott Joplin (irraggiungibile per me!) non so bene su una scala da 1 a 5 stelline quante ne darei, forse 2.

Ma il vero pezzo forte del compleanno è stata lei: la torta al croccantino e cannella di Ernst Knam, pasticcere tedesco che ha scelto il proprio nido in una viuzza tranquilla, traversa del più noto Viale Montenero, e che sforna torte dagli accostamenti particolari ma dai sapori equilibrati.
Posso parlare naturalmente della mia, non di tutto il vasto assortimento: una texture veramente notevole, con una mousse gradevolissima che si scontra con la base di frolla croccante. Anche i sapori si amalgamano bene, nessuno (nemmeno il cioccolato fondente) copre o sovrasta gli altri.
Ottima anche l'idea - che sembra c'entrare poco e niente - dei mirtilli decorativi: donano un tocco di asprigno che ben si sposa con il dolce del croccantino.
Confezione e presentazione bellissima, prezzo comunque accessibile: una tortina di 12 cm di diametro (indicativamente per 4 persone): 24€.

Prosit! :)


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26 novembre 2012

Red passion

 

Succede che un bel giorno, per puro caso, ti imbatti in un volantino che sponsorizza un evento denso (fin troppo) di libri: Bookcity Milano
Il programma è sin troppo ricco di eventi che tra conferenze, workshop e incontri, da venerdì a domenica terrà impegnati gli hipster della città (utilizzo il termine un pò a caso, perdonatemi).
In soldoni, l'evento che mi colpisce è un party organizzato in uno dei padiglioni del Museo della Scienza e della Tecnica (bellissimo, per inciso, andateci), dove puoi salvare i libri dal macero.
Libri di case editrici indipendenti, rovinati, che non possono essere commercializzati. 
A seguito di questa informazione, io ci metto del mio (complice il programma non chiaro) e mi creo la fantasia di poter andare lì e prendere tutti i libri che voglio. Inutile dire che la realtà era un'altra: 12€ per un bicchiere di vino in un bicchiere di plastica (che non ho bevuto causa antibiotici) e trenta minuti di coda per entrare in un serraglio all'interno del quale giacevano tre mucchi di libri per terra, dai quali dovevi pescarne UNO. Sembrava la prova sadica di un reality show.
Il mio uno è quello che vedete, scelto in un baleno, senza nemmeno pensarci. Non l'ho ancora letto e spero di poterlo rivendere al Libraccio, almeno mi rifaccio del biglietto di ingresso che mi è toccato pagare per fare la salvatrice di libri.

Poi per carità, nel secondo evento quello domenicale (una passeggiata scrausa e scarna tra i luoghi esoterici di Milano..) mi è anche capitato un incontro denso di significato, che ti fa domandare quanto il Caso/Destino/Fato (scegliete voi la parola adatta) pesi nelle nostre vite.


Succede anche che Pavè entri nelle 5 migliori pasticcerie di Milano e uno dei luoghi più affollati della città in determinate ore.
Ecco. Io ci andavo da prima, quando ancora non se lo cagava nessuno ed eravamo in quattro di numero al tavolo.
Giusto per dire che forse ho sbagliato lavoro e dovrei fare la trend setter o la cool hunter. Giusto perchè sono modesta.
(Nella foto: bicchierino con crema di cioccolato al latte, croccantino al cioccolato e composta di lamponi).


Succede poi di andare al cinema per 2,50€ e questa è forse la cosa migliore del mese. Mai andata in tutta la mia vita per una cifra così modica al cinema.
Anteo I love you!
Ma soprattutto, Myazaki I love you, perchè nei tuoi lungometraggi/film/cartoon (scegliete voi la parola più adatta) ogni cosa ha (e se non ce l'ha poi lo trova) il suo posto, ognuno ha un suo ruolo (buono o cattivo che sia) e su tutto regna una delicatezza squisita, che ti riappacifica con il mondo e che ti fa pensare che uno spazio in questo mondo forse lo troveremo tutti, con fatica, ma lo troveremo.

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29 ottobre 2012

Wor(l)d


In queste giornate in cui si respira l'odore di neve, riflettevo sui ricordi e sugli oggetti, su come il nostro mondo sia creato dalle parole, ma su come molto spesso alcuni concetti non possano essere contenuti all'interno di frasi o, appunto, parole.
Viviamo in un mondo fatto di parole, ma ad esempio il pianto non può mai essere compreso del tutto a parole.
Forse solo quando piangiamo esattamente della stessa sofferenza altrui riusciamo a comprendere ciò che ci stava dicendo l'altra persona.

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22 ottobre 2012

Skin and bones



L'immagine in questione, per ovvie ragioni, non l'ho scattata io, ma e' una delle opere di Body World che mi è piaciuta di più, oltre ai cervelli.
Mostra sui generis Body World devo ammetterlo. Anche il concetto di opera d'arte che vi sta alla base. In fin dei conti il corpo umano è un marchingegno più che perfetto, che vale la pena effettivamente celebrare. Poi ciascuno, in questa mostra, può trovare ciò che la sua sensibilità gli suggerisce: raccapriccio, curiosità, anatomia, horror, scienza.
Rimane sicuramente valido il messaggio che mi porto a casa dopo la mostra: alla fine, come canta il buon Davide, "sotto tutti i vestiti, sotto sono nudo". Siamo dunque tutti come quei tre giocatori di poker: l'unica cosa che ci distingue da loro (pelle a parte) sono le scelte che compiamo.


La vita stessa, che compiamo tutti i giorni, è in fondo una scelta.
E credo anche sia vero ciò che a volte si dice, che ci pensa la vita, e che in fondo le coincidenze non esistono: se le cose accadono, una ragione c'è. A volte non si vede, ma se si ha la pazienza di sbrogliare il filo, forse si capisce qualcosa in più.

Giusto per non farci mancare nulla, c'è stato un sofferto cambio della guardia: il mio Iphone non si è più svegliato una mattina, e quindi volente o nolente l'ho sostituito. Toby ha fatto da cavia per testare il nuovo fido compare (un Samsung Galaxy Nexus) e la sua fotocamera.
Per ora, soddisfatta, molto!
Dopo questo weekend, che è stato anche di gioco, mi porto a casa tre parole, che ri-suonano: rimasugli, ricostruzioni, rinascite.
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21 settembre 2012

Heavy duty


A volte mi domando se la capacità di trovare la poesia nella tristezza (intesa come sofferenza e miseria) sia una dote o una difesa.
Mi domando se il cercare qualcosa di poetico in situazioni che "in realtà" (ma la realtà dove sta?) sono solo amare, tristi e forse poco poetiche, non sia una condanna a non voler vedere a non voler soffrire. O forse sono un patetico tentativo di elevare la propria sofferenza, di renderla più grandiosa di quanto in realtà non sia.
La sofferenza umana, sempre ed esclusivamente umana resta.
Forse non c'è grandezza nel dolore, se non quello della sopravvivenza, del poter e dover andare avanti, no matter what.
Ma poesia, proprio non so..
Forse chi legge troppo è condannato: sicuramente vede cose che a chi non legge sfuggono, ma mi domando se non aggiunga anche ciò che non c'è in situazioni che non lo meritano.
Un litigio, forse, non ha niente di poetico e di grandioso, tanto per fare un esempio. E cercare qualcosa di grandioso o appunto poetico, forse, è solo un modo per soffrire di meno, per non vedere, per non voler capire.

Non lo so.
L'unica cosa che so, e per certo, è che molto spesso vorrei essere un cane. Il mio cane.
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A strange theory

Ho una carissima amica (grazie al Cielo!) che ha una curiosa teoria: da sempre siamo stati abituati a celebrare e festeggiare i momenti belli della vita. Mai nessuno, forse, ha pensato a brindare nei momenti cattivi, per darsi coraggio, per capire che c'è del buono anche nel marcio (e del marcio nel buono, ovviamente).
Così, seguendo questa curiosa teoria, mi ha portata ad annegare la mia sofferenza in un posto molto bello, che per sapori e odori ci ricorda la nostra amata NYC.

Tizzy's si trova sui navigli, proprio a pochi passi dal Libraccio, nel cuore di quella che a volte e a tratti viene definita la poliedrica movida milanese dell'aperitivo.
Ti siedi fuori su tavoli di metallo (perchè la stagione lo permette) e tra venditori di rose e mendicanti (Mio Dio, ma quanti sono? Quanto basta per bloccarti la fame e farti sorgere molte ansie sul tuo futuro e molte domande) cerchi di ordinare e di farti capire dal cameriere che sembra in effetti appena sbarcato da NYC.
I prezzi sono quelli della movida e dei navigli: 12€ panino con patata escluso bere. I dolci scordateveli: sono un salasso (6€ la fetta di cheesecake... prego?!).
Il panino non è male: viene servito aperto a metà, così che tu possa farcirlo di salsa quanto vuoi e quanto basta.
Molto periglioso è riuscire a mangiare senza farsi colare salsa e unto in ogni dove. E la mancanza di tovaglioli penalizza il tutto, rendendola un'operazione sanguinaria e unta.
Per il resto il panino si merita un 7: è buono, ma non esageratamente buono, forse perchè siamo abituate a Mc o Burger King che sanno di plastica. Magari esiste la dipendenza da plastica, anche se non entro in un Mc da anni, ormai, e non per una qualche ragione etica, sono mancate le occasioni e non le ho mai cercate.
Scordatevi che abbia qualcosa a che fare con quelli che mangiavamo a NYC: non esiste proprio, ma diciamo che hanno qualità superiore a quella di BurgerMama, grande delusione (anche se look decisamente migliore!).


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1 settembre 2012

From Dubrovnik to Trogir

Korcula - Detail

La Croazia sembra essere stata, quest'anno, meta praticamente di quasi tutte le persone che conosco.
Non mi ha mai attirata più di tanto, nonostante tutti ne parlassero un gran bene, e come sempre il mio istinto aveva ragione.

I luoghi, intendiamoci, sono sicuramente suggestivi, ma niente di stupefacente o di particolarmente diverso dalla Sicilia o dalla Sardegna.
In aggiunta, a mio avviso, le località turistiche avevano prezzi folli, pari a quelli di Milano, tanto che è stato difficile per noi cenare spendendo meno di 35€ a testa, senza mai ordinare nè dessert nè caffè.
I vini croati sono pessimi, e la cucina non è nulla di particolare. Molto buona, invece, la crema di peperoni che a volte accompagna la carne (mai buona, però, quanto la crema di peperoni verdi di Voghera).

Insomma, la Croazia "meravigliosa anche perchè non spendi nulla" non so se sia mai esistita, ma sicuramente non è quella che ho avuto modo di visitare io.
E' vero, il taglio della mia vacanza era sicuramente sui generis: ho risalito la costa dalmata in barca a vela, da Dubrovnik (splendida, è valsa l'intera vacanza) a Trogir, dormendo quasi sempre in rada e qualche volta attraccando in porto (dove la legnata era dietro l'angolo, chiaramente).

Korcula

Korcula, la città di Marco Polo, dove ho passato una mattinata intensa a cercare un cappello che potesse andare bene anche in barca.

Hvar sunset

L'isola di Hvar, dove abbiamo fatto per la prima volta  conoscenza con il flottiglione di The Yacht Week, iniziativa che raduna 50+ barche da tutto il mondo, età media 20-30 (massimo), tanto alcol e divertimento (?).

Trogir 

Trogir, splendido borgo nel quale siamo riusciti a pranzare in una casa meravigliosa, di cui rimanevano solo le pareti.

Di questo viaggio porterò con me il bagno dell'acqua cristallina alle 8 del mattino, la consapevolezza che la vita è difficile, ma anche bella se si ha la pazienza di sopportare persone e situazioni spiacevoli. Ho imparato che la cattiveria e la stupidità persistono anche a 40 o 50 anni e che l'invidia è la causa di entrambe in molti casi. Ho imparato che il mio carattere spesso mi porta a infilarmi in cul-de-sac e che ho ancora molto da lavorare, ma ho imparato anche che - grazie a Dio e a chi mi ha amata - che non sarò mai come certe persone che ho avuto la sfortuna di incontrare.

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8 agosto 2012

Yes, I am still here

Per chi se lo stesse chiedendo, non sono stata risucchiata in un buco nero, nè tantomeno mi sono trasferita a Bora Bora. Non ancora per lo meno ;)

Odio questi post che racchiudono i miei update saltuari, ma sono a volte necessari per condensare tutto il condensabile; e per amore di onestà devo imputare questa scomparsa a Instagram, che racchiude perfettamente il senso di questa nostra epoca dove l'attesa e il tempo sono pressocchè ridotti allo zero.
Ma niente pipponi filosofici, oggi! Voglio scrivere un post che condensa tutte le cose belle che ho scoperto o mi sono capitate in questo periodo, so here we go :)


 

E' accaduto, una sera, che io assaggiassi per la prima volta il gelato alla liquirizia. Embè, dirà qualcuno, cos'avrà mai di così eccezionale questa notizia? Niente, se non fosse che ho sviluppato una vera e propria addiction per la liquirizia (di cui sono sempre e comunque stata un'estimatrice). Ciò detto, mi sono imbattuta, da Tiger (un negozio che dovete assolutamente visitare almeno una volta nella vita, anzi, un paio in più!), in questa liquirizia salata. 
Come dicono a Roma: non poi capì!
Assaggiatela, poi ne riparleremo :)

 

Tanti anni fa, ormai forse una decina di anni fa, un'amica molto cara mi disse che secondo lei sarebbe stato importante se non indispensabile avere al proprio fianco qualcuno che ci aveva conosciuto e vissuto quando avevamo 14 anni, perchè avrebbe veramente potuto capire molto di noi.
Questa amica è tuttora una cara amica, e questi dieci anni sono passati, così come il Liceo fatto assieme, l'Università e il mondo che è venuto dopo.
Riconosco, come riconobbi allora, la sua saggezza e sottoscrivo le sue parole: tenetevi strette le persone che avete conosciuto quando avevate 14 anni, tante paure e tanti sogni nella testa. Quelle che hanno bestemmiato (si fa per dire) con voi su una versione di Greco, quelle che vi hanno dato il cinque per un 10 preso in Latino, quelle che hanno girato il mondo con voi con la spensieratezza e la disillusione che si hanno solo a 14 anni, quelle che vi ricordano sempre con la loro presenza di che belle persone voi siate, nonostante tutto, nonostante i tanti difetti che avete.
Amen.


Molto banalmente, un animale vi può cambiare la vita, la mente e l'atteggiamento. Con me l'ha fatto e continua a farlo questo botolo peloso.


Della serie non è tutto oro quello che luccica.. non riesco a capacitarmi di come, in questa estate milanese, La Gelateria della Musica possa essere definita tra le migliori della città. Compare su recensioni, liste, guide, ci vogliono a volte 40 minuti di coda per ottenere un gelato ingiustificatamente caro (2,20€ la coppetta/cono due gusti).
Ero partita con grandi aspettative: che meraviglia il sogno di qualcuno che si avvera (lui mi dicono fu dapprima musicista), qualcuno di giovane poi! Che meraviglia un luogo nel quale i sapori sono naturali ma particolari etc.
Niente di tutto ciò! La gelateria è minuscola, ma su questo chisseneimporta, i gusti sono sicuramente ricercati, anche se a causa della ressa (con tanto di buttafuori) sono riuscita a leggerne ben pochi, la consistenza è ottima (cremoso e denso), ma ragazzi.. che sapore chimico! 
Il gelato mi ha lasciato - e ha lasciato anche ai miei accompagnatori - una sete atavica, di retrogusto chimico. Mai successo prima con un gelato, onestamente.
Per cui: alla larga da un posto simile, decantato senza ragione alcuna.

 

E siccome siamo in tema confessioni.. vi confesso di aver errato, come ogni essere umano, e di aver acquistato queste scarpe-ciabatte-sabot (non so come nominarle) che per anni ho definito orrende, e che continuo a definire orrende.
L'acquisto però credo sia utile come ciabatta sportiva: consente un'asciugatura rapida, il piede è protetto ma arieggiato. Devo anche dire che la comodità - sino ad ora - è pazzesca, e il colore è bellissimo! 
Ecco, rimane pur sempre una ciabatta poco fine, a metà strada tra l'infermiere e il muratore da indossare sicuramente solo per determinate occasioni ;)


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4 luglio 2012

Yellow

 

Che bello svegliarsi una mattina, uscire di casa e scoprire, così, all'improvviso, una bicicletta gialla.
Mette allegria, speranza, gioia.
E non importa se anche un'idea che avevi curato (forse troppo), accarezzato e coccolato senza darle mai vita, è diventata concreta nelle mani di un altro, lasciandoti a bocca asciutta, lasciandoti con molto rimorso e con un filo di tristezza.
Non importa nel senso che questo servirà a pedalare più veloce, la prossima volta.
E non importa perchè, fino a che esisteranno biciclette gialle, che appaiono all'improvviso, allora forse potrà apparire nuovamente all'improvviso e all'orizzonte una buona idea, con la quale pedalare verso il futuro.
Con coraggio, con un sorriso, con un pò di giallo in più.

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7 giugno 2012

Skin and bones


... E mille pensieri come farfalle / brividi dolci sulle sue spalle...


Mille pensieri e più, in questa giornata.
Pensieri che come farfalle si spostano e non stanno fermi e nonostante tutto ritornano su un unico fiore. Spaziano e prendono in considerazione tanti argomenti diversi, dal bisogno all'amore, alla linea sottile che sembra differenziarli. O forse è la linea che li unisce.
Poi si spostano, e cominciano a pensare al volo, a quanto sia bello poter volare con la propria mente e con le proprie dita sui tasti, scrivendo di sè ma anche degli altri.
Poi di nuovo un piccolo passo in avanti e si pensa alla pelle. Alle pelli. Alla pelle come comunicazione, alle mani, ai tocchi delicati, ai tocchi casuali ma solo in apparenza perchè in realtà ricercati.
Le fantasie che con le farfalle condividono lettere ma anche modi di essere. A come basti poco, ad una fantasia e una farfalla, per volare lontano.
E ai dettagli, allo sbottonarsi di una camicia, ai mille significati che può avere. Al significato dei gesti, del voltare le spalle, che può essere chiusura ma anche in realtà un gesto di apertura. Ai tessuti, ai tocchi, alle differenze che si cercano e si trovano, si incontrano e si allontanano. Allo svelarsi.
Di nuovo alla pelle, di come la si possa usare per scriverci sopra, per differenziarsi, ma anche per comunicare pezzetti di se stessi.
E poi dalla pelle alle barriere, alla diffidenza, al voler volare ma forse poi no.
Forse in fondo si sta bene dove si sta.

Ma chissà se le farfalle in una serra sanno di essere in una campana di vetro, oppure non lo sanno e semplicemente stanno.

E chissà anche se si capisce dalla foto, postprodotta, che quella nell'immagine è la tenda di camera mia.
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2 giugno 2012

Blogito ergo sum


Prendo in prestito il sottotitolo del blog della Vale, una mia carissima amica, per introdurre questo post.

Tra le tantissime cose che mi è capitato di fare questo Giovedì, la più faiga sicuramente è stata partecipare in qualità di blogger all'inaugurazione del nuovo Virgin Active Village, Città Studi.
Ebbene sì, potrò spuntare dalla mia wish list anche questa: essere invitata in qualità di free press ad un evento mondano. Evviva! 

Siccome era la prima volta forse mi sarò persa qualcosa, forse non ho fatto quello che dovrebbe fare una blogger, non lo so. Mi sono accodata alla stampa per il giro in anteprima del village, ho curiosato e no, non ho partecipato al ricchissimo e buonissimo buffet causa allenamento di boxe di lì a poche ore (eh si, quando faccio le cose, le faccio per bene!).

Il Village è sicuramente un club notevole: tutto giocato sul contrasto rosso-bianco-beige ospita su tre piani un edificio polivalente.
Al pianterreno una restroom con tavolini, bar e un mini market gestito da Gustò Kitchen che non so se prende il suo nome in onore dello chef/critico gastronomico di Ratatouille, ma sicuramente lavora bene: prodotti freschi e di stagione, in packaging eco friendly e dall'aspetto accattivante. 
Trovo anche molto intelligente la loro proposta di delivery in pausa pranzo, per poter mangiare sano e con gusto anche in ufficio. Al Virgin Active è possibile acquistare nel banco frigo monoporzioni con tanto di apporto kalorico sulla confezione, scritto bene in evidenza. Non sia mai che uno arrivi a scordarsi che la parmigiana forse tanto dietetica non è.. :-)


Ritornando al Village, è impressionante il numero di tapis roulant, attrezzi per pesistica, muscoli (scusate, non conosco i termini tecnici) disponibili! 
Lo spazio è molto grande, arioso, pulitissimo. Una piccola città del fitness in miniatura.

La cosa che mi ha però maggiormente impressionata (e interessata) è la zona beauty-spa-relax, che comprende una piscina molto bella (non molto lunga nè profonda nè larga, però ahimè), il percorso kneipp (avete presente? caldo-freddo per i piedi), le docce emozionali, idromassaggio con cascata, e poi.. le saune! Mai vista, nemmeno alle terme di Brunico, una sauna così bella, spaziosa, e grande.
100 punti!
Ancora da sistemare (mancano gli ultimi tocchi) la sala relax, con luci soffuse, lettini riscaldati (?), musica lounge. Molto, molto bello devo dire.
Sono rimasta anche colpita dalle docce-spogliatoio con tanto di asciuga-costume-in-trenta-secondi, che non so come possa non cuocerlo, ma mi fido, l'aggeggio era altamente tecnologico.

 

Non posso ahimè fare paragoni con altri villaggi fitness, ma devo ammettere con sincerità che mi ha fatto venire la voglia di sottoscrivere un abbonamento, o quantomeno di andare a dare un'occhiata (per un confronto) anche al Village che c'è vicino casa mia.
Tra i giornalisti, blogger e addetti stampa sentivo fare dei confronti, mi è venuta la curiosità dunque di verificare di persona, anche perchè credevo che i village fossero standardizzati, e invece pare che ciascuno abbia del margine di manovra e di autonomia.
Molto interessante :-)

Vi lascio poi con un cartello che mi ha fatta particolarmente ridere, ma con il quale concordo appieno.
Da notare la finezza con cui è stato scritto: io, da bravo camallo, pensavo ci sarebbe stata un'altra parola al posto di corpo, che iniziava sempre con la C.. :-)



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29 maggio 2012

Farewell, Picnik! (and a life summary)

Lo ammetto, la chiusura di Picnik mi ha destabilizzata.
So che potrei utilizzare il mio account G+, ma non è la stessa cosa. Anche perchè non capisco come si fa. Se qualcuno mi fornisce un tutorial, ringrazierò.


Per il life summary, un pò sparsamente (ammesso si possa utilizzare un avverbio così brutto):
Ai primi di Maggio sono stata un pò a zonzo per il mare, passando accanto alla tanto massmedizzata Costa Crociere, facendo il primo bagno della stagione, bevendo un caffè disgustoso in Autogrill, conoscendo nuove persone e nuove ricette.



Sono stati anche giorni di imprevisti, riposi forzate, notturne, navigazioni sotto la pioggia. Ma anche di dettagli, come questa foto sbagliata, ma a suo modo -secondo me- bellissima.


Sono stati anche giorni di spese un pò impreviste, di spese leggermente mal calcolate, ma anche di un sacco di divertimenti. Di una festa organizzata e gestita dalla a alla z da me, tutto incluso, tutto handmade e che spettacolo. Altro che! :)


Sono poi giorni che hanno confermato ciò che penso sempre: che se le cose uno le fa con amore e con impegno, riescono.
Bene.
Come un giro completo dell'Idroscalo correndo, come una cheesecake buonissima e con un coulis di fragole. Tutto fatto dalla sottoscritta.
Yeah.

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10 aprile 2012

di bolle a-temporali, pranzi al sacco e gite Pasquali



Chissà se capita anche a voi di finire in quelle che io chiamo bolle di atemporalità.
Situazioni, momenti che fanno sentire il tempo immobile, come se in realtà non fosse mai passato, che scrollano via la polvere di dosso.
Vi auguro di provare qualcuna di queste bolle, perchè regalano un'esperienza unica. Per lo meno per me. 
E per quel che riguarda i pranzi al sacco, benvenga a volte invece del ristorante o della taverna (seppur segnalata, seppur stellata, seppur ricercata) un panino seduti su un muretto.
E per Mantova, invece, bè, eccola, attraverso i miei occhi.


Che belle, le insegne. Non tutte, ma alcune sono proprio belle.

 

Anche il povero Leone, a suo modo, è bello.

 

Come non ridere, nel leggere una cosa simile? Anche se sui muri non si scrive, mannaggia a voi!

 

I particolari, che cosa importante e magnifica.

 

E i colori, anche.

E i monumenti? E il resto di Mantova? 
Bè, sono una turista, mica una guida.

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8 aprile 2012

Updating and changing

Eccoci qui per il consueto post minestrone, in cui riassumo un pò di tutto: pensieri e fotografie arretrate.
Benedetto Instagram, non potrei più fare a meno di questa app :)


A volte penso che vorrei rinascere cane: per la capacità di Toby di dormire in posizioni assolutamente assurde ma altrettanto comode. E' come se lui fosse a conoscenza di un segreto precluso a noi umani. E forse è così, in effetti.


   

Altre volte invece penso a come le persone si modifichino, rimanendo poi in fondo sempre se stesse, forse anche sempre un pò uguali. Come diceva Piaget molto probabilmente si cresce per accomodamento e assimilazione: si aggiungono capacità e conoscenze e le si integra a quelle passate.
Così capita che accanto alle mie ciabattine ultraflat io possa indossare (non contemporaneamente, ovvio) delle pump di vernice nera da 15cm e mi sembrano fin troppo basse.
Come a dire: la Burlesque Girl che è in me convive con la CandyCandy. In  realtà ho sempre odiato Candy Candy così come Heidi, così come PollyAnna, così come Biancaneve, ma chissà come mai molto spesso la gente in me vede più che altro questi personaggi e si stupisce di scoprire determinati miei capi di abbigliamento, leggermente più aggressive, come codeste scarpe.
Ci sarebbe da riflettere.

 

E sempre a proposito di scarpe, di aggressive, di fetish e di stranezze.. bè, su questo scatto mi interrogo ancora: chissà di cosa si tratta?
Mi sono data le seguenti ipotesi:
1) la moto di un feticista;
2) una nuova forma di arte contemporanea (che cavolo ne so.. StreetCiclyngArt?);
3) il manifesto di protesta di un gruppo di donne diversamente alte.

Penso un misto di 1-2.


E per finire, ci sono le giornate come questa, in cui il vento spazza l'aria consentendo alla luce di giocare con i colori. E tu ti ritrovi tra le mani solo il telefono, con cui cerchi di catturare tutto: luce, colori, atmosfera, attimi. E va bene uguale. E' una scena talmente bella che risulterebbe un buono scatto anche con una Kodak usa&getta.
Le giornate come questa, che ti fanno tornare indietro a quei pomeriggi (e sono stati tanti, per fortuna) trascorsi in UK, sdraiata in un prato verdissimo, a dare un nome alle nuvole, accanto ai tuoi nuovi amici, che poi alcuni sono diventati amici di una vita, quando hai la sensazione di avere tutto il tempo da vivere e da ridere davanti a te.
Ringrazio quelle persone con cui ho condiviso momenti che tuttora mi sembrano indimenticabili e indimenticati, che tuttora mi danno energia, che tuttora mi danno nostalgia, che tuttora mi strappano sorrisi, che tuttora mi fanno apprezzare la vita e mi fanno ben sperare.

.. E nel vent, me pias vedej balà.
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20 marzo 2012

Growing up

 

Quando ho iniziato a scattare con la Reflex mi innervosivo molto. Non avevo la pazienza di imparare, e per questo ho sempre usato come modalità la Aperture (no, non ho mai scattato con modalità automatiche) e rifuggivo dalla Manuale: troppi parametri da tenere a bada.

Un paio di settimane fa, invece, ho deciso di provare. E il risultato, che potete vedere anche voi, non mi pare poi così brutto. Ci sono riuscita. E non perchè io abbia acquisito chissà quale ulteriore conoscenza fotografica. Sicuramente in anni di fotografie, e dopo un intero anno passato a scattare una foto al giorno mi sono sentita più sicura, più capace. Ma la differenza è stata la possibilità di concedermi del tempo.
E oggi, mentre portavo a passeggio il soggetto della foto, l'occhio mi è caduto sul giardino di un condominio accanto. Un giardino che questo inverno è stato rivoltato e che in questi mesi, dunque, appariva brutto, spoglio. L'ho osservato gioco-forza tutti i giorni, e ora riesco a vedere il disegno che c'è dietro. Ho visto le pietre rosa. Ho visto i sentieri, si comincia a intravedere l'erba. Prende forma.
E ho capito.
Ho capito che la vita è esattamente come quel giardino (che originale paragone, vero?): anche se a volte dobbiamo strappare qualcosa, o tagliarla, anche semplicemente abbandonarla e quindi sentirci persi, intimoriti, con la paura che stiamo rovinando qualcosa a favore dell'incertezza più totale, se abbiamo la pazienza, se ci concediamo la pazienza di non ascoltare i commenti degli altri, se ci concediamo la pazienza di credere in ciò che abbiamo fatto, allora i risultati cominciano a vedersi.
Magari non sono ancora quelli sperati, magari l'erba non crescerà rigogliosa come ci aspettavamo, o magari si seccherà al sole, ma che bello osservare la trasformazione.
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6 marzo 2012

Good Advice


Ho scoperto il manifesto Britannico ben prima che ne facessero un oggetto di moda.
L'ho sempre trovato così meravigliosamente British, in linea con il loro famigerato aplomb.
Mi sembra anche un buon consiglio, quello di mantenere la calma in mezzo al caos o di stringere i denti in tempi difficili, e di tirare avanti la carretta.
In fondo, è un approccio più costruttivo del lasciarsi prendere dal panico.
Dato però che sono anche figlia del consumismo, non ho resistito e ho acquistato la cover, che trovo bellissima.
Un monito per tenere sempre presente di mantenersi calmi e tirare avanti :)

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21 febbraio 2012

Metafore ostiche


Amo cucinare non solo perchè è un atto creativo, ma anche perchè trovo la cucina e gli ingredienti una bella metafora della vita.
A volte capita, come in questa ricetta di Chiacchiere venute male, che gli ingredienti di partenza siano buoni, e anche la ricetta magari non abbbia -all'apparenza - falle o errori, eppure il risultato non è quello atteso, sperato, conosciuto.
E non si capisce dove ci si è sbagliati, in fondo forse non importa poi molto, perchè permane solo il risultato, di un cibo indigesto.

E queste chiacchiere dure, insipide, sbagliate mi vengono in soccorso perchè il loro zucchero a velo mi fa pensare ai pensieri che a volte si posano, che cospargono le nostre azioni, o i nostri incontri, i nostri momenti o le nostre vite. Così, a volte, i pensieri si posano sopra le chiacchiere, ma con la c minuscola, perchè stiamo parlando di un'altra cosa, non di una pietanza.
E chissà se questi pensieri, sopra queste chiacchiere, sono sprecati, sono dolci oppure un pò amari, magari si scopre che in realtà non sanno di niente,  non hanno nè aggiunto nè tolto, hanno semplicemente decorato o accompagnato.
E leggeri come zucchero a velo chissà scompariranno, oppure lasceranno un baffo, come quando si passa dentro lo strato un dito. Lasceranno una traccia, chissà.
E quante chiacchiere si fanno all'ombra di una biblioteca? Quante chiacchiere non dette tra gli scaffali, alla ricerca di uno o più autori, alla ricerca in quel labirinto di polvere, non solo di lettere ma forse anche di se stessi. Quanto zucchero a velo di pensieri che non osano tramutarsi in chiacchiere, ma rimangono lì sospesi, intrappolati nel retino, o addirittura nella busta ben chiusa, ancora da tagliare.
E non sai perchè quelle Chiacchiere, questa volta con la c maiuscola, sono venute male. Forse la cottura in forno, che le ha rese gnucche, dure, eppure... eppure rimane sempre un punto di domanda, un dubbio, un tarlo, un interrogativo.
E lo riempi come vuoi, con quello che ti pare, con i pensieri che ti pare, perchè in fondo non hai sufficiente fiducia per rifare nuovamente quella ricetta, sbagliata.

No, non mi sono mai piaciuti i dolci di Carnevale. E forse, la cosa, è ricambiata. Chissà.
Chissà quanto altro zucchero a velo si poserà sulle mie Chiacchiere, chi lo sa, Ma già il fatto che ne stia scrivendo, forse, significa che queste chiacchiere, questa volta con la c minuscola, qualcosa mi hanno lasciato.
Chissà.
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31 gennaio 2012

Happy (un)birthday to me!


Proprio così: ho festeggiato, questo weekend, il mio noncompleanno :) O per meglio dire, ho usufruito del mio regalo di compleanno, che consisteva in un...
viaggio a Parigi!

In questo post vi mostro cosa mi sono portata a casa dalla Ville Lumiere, una città che ho rivalutato. La prima volta che ci sono stata, per una settimana, non mi aveva impressionata particolarmente. Ad oggi non è diventata di certo la mia città preferita, ma rimane un posto pieno di fascino e - perchè no? - di atmosfera.
Il mio weekend aveva un senso preciso, andare a trovare Pierre Hermè, uno dei guru della pasticceria a livello internazionale. Quindi l'itinerario è stato un pò particolare, se volete comunque prendere qualche spunto, io sono più che contenta :)

La meta più turistica è stata Eurodisney! Non ci ero mai stata, mi sono divertita tantissimo, nonostante la giornata un pò grigia e il freddo. Abbiamo girato entrambi i parchi, ovviamente saltando gli spettacoli e moltissime giostre. Inutile dire che per un tour-de-force simile servono piedi instancabili, ma ne è valsa la pena!
Vincono su tutte le attrazioni:
- Space Mountain (l'avrei rifatta a loop);
- Aerosmith rollercoaster (solo la partenza vale il prezzo del biglietto);
- La macchina di Cars (il nome al momento mi sfugge, sembra un'attrazione da bambini, ma non fatevi ingannare!);
- Indana Jones rollercoaster (anche questo, lo avrei rifatto a loop).
- Hollywood Tower of Terror: fichissimo!

Si, beh, la mia passione per le attrazioni "trhilling" cozza un pò con la spilla caramellosa di Biancaneve che ho comprato, ma che ci volete fare?

Ed ecco una delle ragioni per cui sono andata a Parigi (o per meglio dire, per cui mi hanno regalato un viaggio a Parigi): Mora! E' un negozio specializzato in tutto ciò che è cucina-pasticceria. Nominate un colorante alimentare, pensate ad uno stampo, ad un tagliabiscotti, piuttosto che ad una teglia. Loro ce l'hanno. E saranno anche felici di vendervelo a caro prezzo. Ma siamo in rue Montmartre, l'ex quartiere degli artisti squattrinati, ora pieno di negozi e gastronomie che insomma, da squattrinati non mi sembravano proprio.
Lo immaginavo più grande, ma è fornitissimo: un paradiso per gli occhi (e per il palato, per chi sa usare gli attrezzi in maniera corretta). Un pò banalmente ho comprato solo uno stampino per biscotti a forma di tour Eiffel. Ma, onestamente, non c'erano mezze misure: avrei comperato tutto, peccato che casa mia non ha una cucina infinita! ;)

Bè, ovviamente non avrei potuto accontentarmi di uno stampino, così ho comprato anche una teglia per macaron, i dolcetti che hanno reso famoso (tra le altre cose) Pierre Hermè. Proviene da un negozio fornitissimo a due passi dal nostro albergo, Le carnaval de l'objet, un emporio di oggetti variegati sottocosto. Ottimo!

Va da sè che non avrei potuto non portare a casa i macaron di PH. Siccome erano stati apprezzati una volta, quando avevo espressamente commissionato l'acquisto a Uccio, li ho ricomperati.
Già che c'ero, finalmente, ho potuto assaggiare il bicchierino Emotion Ispahan che tanto tormentava i miei sogni. Come ogni cosa attesa a lungo, su cui si fantastica, in realtà si è rivelata un pò deludente: non tanto perchè non buona (i sapori sono perfettamente bilanciati) quanto perchè particolarissimi, su una scala di aspro.

Già che c'ero, potevo mai farmi sfuggire l'opportunità di tentare di riprodurre qualche dolcetto? No, ovviamente.
Per cui, attratta - lo confesso - dalla copertina dai toni prepotentemente fuxia del volume, ho scelto un piccolo best of, tanto per capire se mai nella vita potrò permettermi sia in termini economici, sia in termini culinari, il suo PH10.
Dubito di entrambe le cose, ma mai dire mai!

In soldoni: un grandissimo noncompleanno, pieno di spensieratezza e divertimento, come ogni festa che si rispetti dovrebbe essere :)




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